Luciano Pellicani, Lenin e Hitler. I due volti del totalitarismo, Rubbettino, 2009
Recensione di Dario Briganti
Il piano di Pellicani (perché si tratta chiaramente di un progetto preciso studiato con lucidità e rigore) è di demolire definitivamente la tradizione leninista, non soltanto criminalizzando il marxismo nella rielaborazione (filosofica prima ancora che rivoluzionaria) di Lenin, ma addirittura arrivando ad equiparare la figura storica di Lenin a quella di Hitler. Si dimostra la radice giacobina ed antiborghese del bolscevismo (e del nazismo) per affermare, senza alcun imbarazzo, senza vergogna, che Lenin e Hitler sono la stessa cosa. Senza alcun fondamento storico, senza alcuna analisi scientifica, Pellicani dibatte su argomenti delicati e complessi come questi, col solo fine di consegnare all’oblio definitivo una figura così importante, e determinante, per l’intera storia del movimento operaio.
Così, dopo la clericalizzazione di Gramsci di qualche mese fa, siamo adesso alla nazistizzazione di Lenin e del bolscevismo. Sì, perchè nelle quattro parti che compongono il volume di Pellicani, si parla di culto della violenza, di mobilitazione delle masse, di sistematico sterminio dei nemici, di dittatura terroristica, di clima di guerra perenne e di ciclica rigenerazione con l’eliminazione degli elementi ritenuti impuri, nella stessa misura – e sulle stesse basi giacobino-antiborghesi – e per il bolscevismo e per il nazismo.
E pensare che Pellicani è oggi direttore di Mondoperaio, rivista fondata da Nenni e che ebbe collaboratori come Fortini, Bassani, Pasolini, Asor Rosa!
Il libro si dilunga su teorie supportate da fumosi, esoterici argomenti spesso costruiti su citazioni di Marx o Lenin utilizzate al contrario, estrapolando cioè dal contesto frasi slegate dal discorso cui fanno riferimento, oppure, in assenza di una bibliografia ragionata, su fonti bibliografiche spesso nel solco di una tradizione assolutamente antileninista ed antimarxista: Del Noce; Croce; Kautsky; Dimitri Volkogonov ed il suo Le vrai Lenine nell’edizione francese curata da Serge Quadruppani; Il grande Terrore di Conquest; Ortega y Gasset…
Curiosi poi i titoli dei capitoli, che però somigliano piuttosto a quattro saggi scritti in tempi diversi e rimessi insieme successivamente: il primo ha il titolo del libro, mentre il secondo parla di Comunismo come reazione zelota contro l’Occidente; il terzo vede Il nazismo come movimento gnostico di massa; l’ultimo chiude con l’impegnativo Fascismo, bolscevismo imperfetto.
Nessun commento:
Posta un commento